IL SENSO DEL CREDERE: UNA CONFESSIONE DI FEDE
Qual è la valenza oggi, nel 2013, di una confessione di fede redatta oltre tre secoli fa? Quali considerazioni può suscitare la lettura di un documento del genere nelle sensibilità delle diverse anime del cristianesimo evangelico italiano, che rivendica nelle proprie radici l'eredità della Riforma protestante? L'evento organizzato sabato 26 ottobre a Formigine in occasione della presentazione del libro La fede riformata battista ha provato ad aprire alcune piste di rifless ione in questa direzione.
Alla tavola rotonda dal titolo "Il senso del credere: una confessione di fede" sono intervenuti Pierangela Panini, già membro del Consiglio della Facoltà Valdese di Teologia di Roma, Romolo Giovanardi, pastore della Congregazione Cristiana Pentecostale "Fonte di Vita" di Modena, docente della Scuola Biblica "Shepherd University"; e Pietro Bolognesi, pastore della Chiesa Evangelica Riformata Battista di Padova e Presidente dell'Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione di Padova, già membro della Commissione teologica della Alleanza Evangelica Mondiale.
Circa 60 persone hanno occupato tutti i posti disponibili nella splendida sala messa disposizione dalla Biblioteca "Daria Bertolani Marchetti" di Formigine per ascoltare gli interventi dei relatori, introdotti dal pastore Ettore Calanchi della chiesa CERBI di Formigine, moderatore della tavola rotonda organizzata dall'Associazione Evangelica Formiginese e patrocinata dall'Alleanza Evangelica Italiana.
Nel suo intervento, Pierangela Panini ha sottolineato l'importanza della pubblicazione, apprezzandone il contenuto e la finalità apologetica e confessionale. Una nota critica è stata invece riservata al carattere impositivo ed esclusivista assegnato alla confessione di fede in quanto strumento per determinare l'ortodossia della chiesa. La confessione di fede è infatti qualificata dai suoi stessi limiti ed è piuttosto l'espressione della comprensione del consenso della chiesa alla verità biblica.
Romolo Giovanardi ha posto l'accento sul carattere di Dio, rivelato per mezzo di Cristo ai credenti di ogni epoca che, radicati in Lui, trovano diletto nella sua legge. L'amore di Dio che sorpassa ogni conoscenza splende chiaramente nelle righe della confessione di fede. Come una conchiglia, la confessione di fede è uno strumento che salvaguarda la chiesa dagli errori crescenti dei tempi. Essendo uno strumento perfettibile, esso è destinato ad essere ampliato e sostituito da una conchiglia più grande e più adatta, ma pur sempre della stessa sostanza.
Pietro Bolognesi ha infine riassunto in tre punti l'importanza della confessione di fede: esiste un motivo teologico, una visione della realtà connessa al cristianesimo classico, riformato e risvegliato. La confessione di fede, sottoposta alla Parola immutabile di Dio, è un deposito della fede forgiato nel contesto della testimonianza e del martirio ed è ben lontana dall'essere un mero esercizio accademico. Il secondo motivo riguarda la dimensione ecclesiale: nonostante la confessione di fede tracci un confino netto ed esclusivo in stridente contrasto con la sensibilità del pensiero moderno, una chiesa riformata non può che essere una chiesa di confessanti. La confessione di fede ha inoltre un'importante valenza culturale che può liberarci dall'ipoteca, tutta latina, dell'individualismo nell'esperienza spirituale. Pur essendo uno strumento perfettibile, la confessione dei fede può allontanarci dalle forme di spiritualità relativiste e qualunquiste della modernità.
La lettura di alcuni passaggi della Confessione di Fede battista del 1689 e del Catechismo di Spurgeon pubblicati nel volumetto hanno intervallato le relazioni degli oratori, contribuendo a stimolare le domande che hanno animato la tavola rotonda e ad arricchire le riflessioni che sono poi proseguite durante l'aperitivo offerto dagli organizzatori.