Ginevra 2009: viaggio nei luoghi del passato per camminare verso il futuro.
Quest’anno cade il quinto centenario della nascita di Calvino e il CERBI per quest’importante anniversario ha pensato a un viaggio nei luoghi dove Calvino ha vissuto e si è speso per la Riforma.
Il viaggio si è svolto lo scorso week-end con la partecipazione di un centinaio di persone provenienti dalle chiese CERBI e da altre realtà del mondo evangelico italiano.
Diverse erano le aspettative: visitare i luoghi dove la Riforma ha preso piede, “per toccare con mano ciò che si è studiato della Riforma e di Calvino, e così fissare bene i concetti”; vivere l’unità e la diversità interecclesiale; visitare un centro cosmopolita come Ginevra, per coglierne il lascito culturale della Riforma; “visitare i luoghi dove Calvino ha passato la maggior parte della sua vita e così approfondire la conoscenza di questo personaggio, che ha segnato così fortemente la storia della Riforma”.
Il programma è iniziato il venerdì pomeriggio con la partenza dall’Italia ed è proseguito sabato mattina con la visita al centro storico di Ginevra nei luoghi più significativi della Riforma: la cattedrale di San Pietro dove Calvino predicava, la strada in cui era ubicata la sua casa, il collegio calviniano, l’auditorium dell’accademia calviniana e il museo della Riforma.
Nel pomeriggio il programma è continuato con la conferenza “La testimonianza evangelica in Svizzera romanda da Calvino a oggi: sfide ed opportunità”, nata dalla collaborazione tra il CERBI e l’Alleanza Evangelica Romanda, rappresentata da Jacques Blandenier e Jean-Paul Zurcher.
È seguita poi la visita presso il monumento “il muro dei Riformatori”, il primo monumento ginevrino dedicato alla Riforma e significativamente appoggiato alle fortificazioni che proteggevano la vecchia città. Presenti nella rappresentazione di pietra, Calvino e gli altri grandi riformatori ginevrini del tempo, Guillaume Farel, Théodore de Bèze, John Knox.
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Accanto a loro altri sei nomi rappresentativi della Riforma del mondo occidentale, Gaspard de Coligny, Guillaume la Taciturne, Frédéric Guillaume di Brandeburgo, Roger Williams, Oliver Cromwell, Etienne Bocskay. I nomi di Zwingli e Lutero, scolpiti su due lastroni ai lati, incorniciano il Muro.La giornata si è conclusa con l’analisi del prof. Bolognesi su cinque ostacoli che hanno impedito lo sviluppo della Riforma in Italia nel Cinquecento.
Primo: l’architettura politica spagnola, spiccatamente confessionale (cattolica), che impediva l’affermarsi di altre confessioni religiose.
Secondo: l’incapacità dell’aristocrazia italiana di rendersi indipendente dal proprio interesse particulare e dal guardare all’esperienza religiosa come elemento destabilizzante, specie se d’impostazione calviniana.
Terzo: la sfasatura culturale dell’Italia rispetto agli altri paesi europei. Affermatosi l’umanesimo prima dell’arrivo della Riforma, la carica verso una ricerca di libertà e di rinnovamento spirituali si era già affievolita e viene così a mancare l’impulso a una riforma sistemica del sapere.
Quarto: l’ostilità della controriforma della Chiesa cattolica romana. La reazione organica e sistematica della chiesa papale, che reprimeva e perseguitava chi si avvicinava a idee riformate, fu difficile da sfuggire e contrastare.
Quinto: la diffidenza tipicamente italiana verso l’acquisizione di un sistema dottrinale organico e complessivo, privilegiando anche in questo ambito il particulare all’unitarietà, che si traduce in mancanza di compattezza e tempra. Mutatis mutandis, questi ostacoli hanno il loro peso anche adesso.
Le valutazioni conclusive del viaggio sono state molto positive.
Oltre ad aver soddisfatto le aspettative, la visita ai luoghi della Riforma è stata uno stimolo per il futuro, sul piano sia individuale sia ecclesiale. L’eredità storica, lasciataci da Calvino e dagli altri uomini della Riforma, può sopravvivere solo se vissuta e contestualizzata; diversamente si spegne.
La Ginevra dei nostri giorni è prova indiscutibile di tale verità. Nel 1536 la città ha accettato la Riforma, mentre oggi conta una percentuale di evangelici, eredi di quella riforma, inferiore al 3% con un’alta presenza della chiesa cattolica e delle chiese protestanti storiche. Il tasso di crescita della chiesa evangelica svizzera è da quasi vent’anni pari allo zero per cento, mentre per le chiese protestanti storiche è inferiore allo zero.
Questi dati sono un forte richiamo per coloro che si riconoscono parte di quest’eredità, poiché sottolineano la necessità di un impegno prompte et sincere per farla crescere e fruttare in modo da diventare fonte di benedizione per le generazioni future e motivo di lode a Dio. Spetta agli eredi seminare tenacemente, sarà poi il Signore a far crescere.