A margine delle Giornate teologiche dell'IFED su Paolo, abbiamo incontrato Luigi Dalla Pozza, pastore della chiesa CERBI di Vicenza, che ha animato un seminario per predicatori su "predicare Paolo: esperienze a confronto di esposizione del corpus paolino". Una quarantina di persona vi hanno partecipato, a conferma che le Giornate teologiche sono un convegno di aggiornamento importante per chi svolge un ministero nella chiesa locale.

D: In preparazione del seminario, hai raccolto schemi di sermoni su Paolo da alcuni pastori che li hanno condivisi per offrire una base di partenza della riflessione corale. Che tipo di materiale hai raccolto? In quali circostanze è stato predicato e con quali obbiettivi?

R: Mi sono state cortesemente inviate le strutture di alcune serie predicate nelle chiese in tempi recenti: a) Paolo; b) Tito: Quale chiesa per quale missione?; c) La 2 Corinzi. Come lasciano intravedere i loro titoli, la 1a serie è tematica e sottolinea come biografia e teologia in Poalo sono inscindibili. Egli è stato ciò che ha creduto, ed ha creduto ciò che è stato. La seconda, poi, espone l'Epistola di Tito articolandola in una prospettiva missionale, in vista della costituzione di una nuova Chiesa locale. La terza serie, infine, adotta un approccio espositivo e mira a stimolare i credenti di una comunità locale in crescita e trasformazione ad una relazione rinnovata con Cristo, e a sviluppare una progettualità modellata sull'esempio paolino.

D: Quali sono state le principali questioni emerse dal seminario sulla responsabilità di predicare Paolo?

R: Forse, ma non sono certo di rispondere bene, una prima questione riguarderebbe la comprensione dello sviluppo complessivo della storia della redenzione e, soprattutto, in quale prospettiva il messaggio paolino vada collocato. Si avvertiva, infatti, una sorte di "rigidità" nel tenere insieme sia la centralità della croce, sia le diverse sfumature che emergono dalle singole epistole. Una seconda questione riguarda la consapevolezza che come predicatori siamo chiamati alla stregua di Paolo a dare visibilità ad una nuova umanità in Cristo. Come suggerisce il testo di Rm 8,19, la nuova creazione attende la nostra manifestazione, e una tale comprensione motiva a discernere le priorità autentiche e ad assumere un'attitudine riformatrice.

D: Predicare la Parola che Dio ha ispirato in e attraverso Paolo quali questioni omiletiche e pastorali specifiche comporta?

R: Svariate e forse non di carattere tecnicamente omiletico. Tuttavia, su tutte è emersa la responsabilità dell'imitatio Christi. Più partecipanti, infatti, hanno evidenziato la necessità di fare propria la richiesta di Paolo espressa ai Filippesi di imitarlo, come egli imitava Cristo. In aggiunta, sulla scia dell'introduzione di Pietro Bolognesi alle GT che ha evidenziato che l'ansia primaria di Paolo era per le chiese (2 Cor 11,28), i partecipanti hanno concordato sul fatto che solo condividendo la medesima ansia sarà possibile predicare fedelmente dal corpus paolino.

D: Pensando ad una serie di predicazioni su una lettera paolina, quali sono i passaggi che consiglieresti a chi fosse chiamato a prepararla?

R: Sinteticamente, partirei da uno studio generale relativo al tempo della composizione del corpus paolino, dell'ambiente, della cultura. Proseguirei con un approfondimento della biografia di Paolo, in particolare le varie influenze che hanno contribuito a formarlo. Ricordiamo che in Paolo si incontrano le tradizioni giudaica, greca e romana. Farei seguire un'analisi complessiva generale dei suoi scritti che comporta uno studio della sua azione missionaria. Biografia e teologia si integrano e fecondano vicendevolmente. Le informazioni raccolte dovrebbero consentire una lettura più matura. Ora si tratta di leggere e rileggere il testo alla luce della situazione che la chiesa sta vivendo, che la società sta attraversando, che io personalmente sto incontrando. In preghiera, con la richiesta allo Spirito Santo di aiutare a comprendere cosa voleva comunicare attraverso quello scritto specifico. Con l'aiuto di 2/3 commentari si delineano le unità letterarie, a cui si danno dei titoli che ne riassumono il contenuto secondo lo scopo che ci proponiamo di raggiungere mediante l'esposizione della serie.

D: Un convegno teologico su Paolo quale importanza ha per i predicatori?

R: Notevole e provo a precisare tre ragioni. Innanzitutto questo convegno ha fornito informazioni sugli sviluppi nell'ambito degli studi paolini e, in questo caso particolare, ha aiutato a riconoscere ed evitare le derive in corso, precisando il pensiero di Paolo, il centro teologico del suo messaggio, la sua valenza per la chiesa di ieri e di oggi. Inoltre, mettendo a confronto esperienze diverse di predicazione, ha stimolato una condivisione che genera una crescita complessiva spingendo ad ampliare i propri orizzonti. Infine, ha presentato un modello autentico a cui ogni predicatore dovrebbe attenersi.