Conferenza europea della World Reformed Fellowship (WRF) in Olanda

I riformati dinanzi alle sfide della nuova Europa

Si è svolta a Utrech in Olanda (30/10-1/11) la prima conferenza europea della World Reformed Fellowship (WRF), un organismo nato nel 2000 dalla fusione di due esistenti di ispirazione riformata, la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (WFRC) e la Comunione Riformata Internazionale (IRF). Al WRF, che si è dato come obiettivo la condivisione reciproca delle potenzialità esistenti nel comune servizio a Cristo, hanno di recente aderito anche le chiese CERBI.
 
A discutere delle sfide che la nuova Europa pone alle chiese evangeliche si sono ritrovati pastori e professori di chiese e istituzioni riformate convenuti da più parti, spronati dalle fitte relazioni dei relatori invitati a parlare dall’angolo prospettico del loro specifico campo di competenza. Le relazioni tenute hanno favorito una presa di coscienza dell’ampiezza della sfida posta perché hanno aiutato a fare chiarezza in uno scenario, quello europeo, non sempre di facile lettura e che lancia segnali ambigui e spesso non facili da decifrare in chiave operativa.

Lo spazio seppur breve lasciato all’interazione dei partecipanti è servito ad evidenziare ciò che più sta a cuore e altresì a segnare il limite sin dove è giunta la riflessione all’interno della componente riformata dell’evangelismo mondiale. A riguardo l’impressione è che questa riflessione andrebbe estesa perché non è sufficiente evocare la ricca eredità riformata, fatta di uomini valenti e di pensiero fecondo, senza provarne altresì la pregnanza e la fruibilità nel crogiolo delle sfide poste, non solo dalla nuova Europa. Sono stati evocati nomi quali Kuyper, Althusius, Van Prinsterer, Van Til, Frame…, senza che concetti ad essi riconducibili fossero pienamente colti e resi operativi sul piano socio-politico, etico, bioetico, ecc. Concetti quali la laicità dello stato e delle istituzioni (vedi la scuola), il pluralismo quale antidoto contro ogni tentazione di tipo integralista, la sovranità delle sfere contro ogni forma di centralismo statuale, ecc. sono risultati assenti.

Questi altri elementi problematici sono espressi nell’intento che possano fungere da pungolo in vista di una risposta corale e pertinente da parte delle chiese evangeliche riformate non solo in Europa. Innanzi tutto resta il dubbio, in chi scrive, sul persistere o meno, in particolare tra i sudditi del Regno Unito, di un certo pessimismo europeista che, se non sciolto definitivamente, di certo non favorisce quell’assunzione piena di responsabilità che invece si auspica.

Una partecipazione  più diffusa (ci si attendeva almeno un numero doppio) e soprattutto più rappresentativa, dal momento che diversi paesi europei non erano rappresentati, avrebbe aiutato a dare un taglio più europeista e continentale all’evento. Eppure, diversi erano i motivi di richiamo significativi: la centralità della sede scelta, oltre che la sua eccezionale bellezza ambientale!, la serietà e centralità del tema guida proposto, l’autorevolezza dei relatori che pochi eventi possono vantare così cospicua, ecc. Spiace, dunque, constatare che per molti si è trattata di una sfida non colta. Cosa dire? Viene da pensare che anche per una tradizione come quella riformata, caratterizzata tanto dalla riflessione seria quanto da un’etica rigorosa, l’Europa sia perlopiù percepita più come un problema dalla soluzione ostica che come un’opportunità unica per cui spendersi alla gloria di Dio e per l’avanzamento del suo regno.Per chi scrive è stato un privilegio prende parte ad un tale significativo evento, unitamente ad uno dei relatori, Leonardo De Chirico, e poter godere della presenza e sapienza di fratelli nella fede, in larga parte solo conosciuti ed apprezzati indirettamente attraverso la lettura.

Va detto che la densità delle relazioni era tale da rendere difficile una completa e immediata ricezione dei contenuti delle stesse, le quali potranno essere ripercorse grazie ad una prossima loro pubblicazione per i tipi della IVP; per cui ci sarà tempo per gli assenti di recuperare i contenuti, anche se il sapore dell’evento e le molte fraterne interazioni restano un favore e una ricchezza difficilmente trasmissibili!

Matteo Clemente