Il 5 agosto 2015 si è tenuto a Ferrara un servizio di commemorazione del past. Paul Finch. Riportiamo una traccia del sermone che è stato predicato per l'occasione che contiene un ricordo di Paul e un richiamo della Parola a costruire bene la propria vita, soprattutto sul fondamento giusto.
1 Corinzi 3,10-15
Come quella del poeta Giuseppe Ungaretti, anche la vita di Paul si è dipanata lungo quattro fiumi:
il Tamigi a Londra che lo ha visto nascere, crescere, diventare uomo; rinascere come cristiano e muovere i primi passi nella vita cristiana;
l’Arno di Firenze in cui ha iniziato a sciacquare i suoi panni inglesi nella cultura italiana e ad impratichirsi nell’opera dell’evangelo in Italia;
il Bacchiglione di Padova e Vicenza, che Paul ha percorso a ritroso, dove ha condiviso in pieno il servizio di conduzione di chiese evangeliche italiane, contribuendo anche alla nascita e al consolidamento di importanti iniziative teologiche e culturali come l’IFED;
il Po di Ferrara dove è arrivato sei anni fa con tante speranze e qualche preoccupazione. Il Po, tristemente famoso anche per i suoi vortici d’acqua, lo ha risucchiato via lasciando un vuoto profondo nei nostri cuori.
Parafrasando ed attualizzando il salmo 137, evocato anche dal poeta Quasimodo, oggi noi possiamo dire: “Là presso i fiumi della vita di Paul sedevamo e piangevamo ricordandoci di lui”.
Ci sono altri modi per rappresentare la vita di una persona. Nel testo biblico che abbiamo letto, l’apostolo Paolo usa la metafora della costruzione di una casa. La vita, la nostra vita, è come una casa che costruiamo con quello che siamo e che facciamo. E’ la casa della nostra vita. Anche la vita di Paul è stata un cantiere in cui per 72 anni l’attività di costruzione è stata intensa e appassionata.
Di quell’edificio voglio solo evocare tre caratteristiche: qualche rifinitura di paglia, una struttura di materiali di pregio, il fondamento solido su cui l’intera costruzione ha retto e reggerà.
1. Qualche rifinitura di paglia
Paolo dice che, nel costruire la casa della nostra vita, abbiamo la responsabilità della scelta dei materiali. Qui il campionario immaginabile spazia dai materiali di valore e resistenti (oro, argento, pietre preziose) a quelli scadenti e di risulta (paglia, fieno, legna). Si può costruire con i primi oppure con i secondi. Con che cosa ha costruito Paul?
L’ultimo giorno è stato probabilmente un giorno in cui Paul ha maneggiato della paglia con maledetta disinvoltura. Ha preso in mano un legno tagliente e si è fatto male. Ha tragicamente toccato del fieno bruciato che ha fatto andare in fiamme tutto. Si è trattato di una tragica rifinitura che, invece, di essere costruita con i materiali pregiati che Paul ben conosceva, ha attinto al mercato scadente della paglia.
Questa dolorosa constatazione non ci autorizza a ergerci giudici al posto di Dio. Una spirale di travaglio interno aveva solcato profondamente gli ultimi anni della vita di Paul. Anche gli uomini di Dio, come Paul lo era, possono attraversare la valle dell’ombra della morte e ritrovarsi a maneggiare materiali altamente infiammabili e pericolosi. D’altronde, chi di noi è senza peccato, scagli la prima pietra. Dio solo sa le tensioni dell’ultimo giorno nel cuore provato di Paul e Dio giudicherà in modo imparziale. Il fuoco del brano è quello del giusto giudizio di Dio che passerà sopra tutto e tutti, nessuno escluso.
Tutti noi abbiamo in mano tanta paglia e legno. L’aver le mani impolverate di paglia ci invita a fare un bagno di realtà e di umiltà. Paolo invita i cristiani di Corinto che pensano di essere super-spirituali e già arrivati alla maturità piena ad avere un concetto sobrio di sé. Nel suo commentario alla lettera ai Corinzi, il riformatore Giovanni Calvino (che visitò Ferrara nel 1536) dice anche grandi uomini di Dio del passato hanno costruito con materiali scadenti. Calvino cita colonne della chiesa del calibro di Cipriano, Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno e Bernardo di Chiaravalle. Questi grandi padri della chiesa hanno talvolta indugiato nell’usare materiali di risulta. Anche Calvino lo ha fatto.
Come ciascuno di loro e di noi, anche Paul ha costruito con paglia, fieno e legno, l’ultimo giorno soprattutto, quello che ci ha convocato qui. La domanda non è tanto e non solo per Paul, ma per ciascuno di noi qui presente: con che cosa stai costruendo la tua casa? C’è tanta paglia in giro che rende la tua vita pericolosamente e velocemente infiammabile. E’ questo il materiale migliore? Davvero vuoi costruire una catapecchia di cartapesta alla mercé delle intemperie della vita?
2. Una struttura di pietre di valore
La presenza di qualche rifinitura di paglia non mette in discussione la sostanziale bellezza della struttura portante che Dio ha permesso che Paul costruisse nel corso della sua vita. Abbiamo già sentito un ampio inventario di pietre preziose che Paul ha sparso nella vita di tante persone. Molti di voi possono testimoniare personalmente della ricchezza ricevuta nel conoscere una persona come Paul.
Non è certo questa la sede per tracciare un bilancio della vita di Paul. In un certo senso, il suo servizio è stato ricco e polifunzionale con il suo amato coltellino Victorinox che portava sempre ben allacciato ai passanti del pantalone. Polivalente, affidabile, preciso.
Alle cose già udite nelle testimonianze che mi hanno preceduto, se ne potrebbero aggiungere molte altre che illustrerebbero le pietre preziose che Paul ha seminato e condiviso nella sua vita. Mi piace però qui ricordare un testo biblico che riassume uno dei tratti dell’animo di Paul. Giacomo 3,13: “Chi è fra di voi saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza”. Una saggezza mansueta o una mansuetudine saggia. Ecco chi era Paul: un animo gentile, sicuramente in continuità con i modi aggraziati dell’educazione britannica, ma domati, ammaestrati e raffinati dalla grazia di Dio.
Prima di tutto, Paul non era un uomo cortese in quanto inglese. Lo era in quanto cristiano che amava il suo Signore e la sua chiesa: la chiesa, la comunità dei credenti riuniti intorno alla Parola, è stata sempre al centro delle sue passioni. Paul stimava la Parola di Dio, la Bibbia, al punto da memorizzare molti salmi che citava nelle più svariate circostanze. Paul piangeva per le condizioni delle persone senza Cristo e mostrava empatia verso tutti coloro che incontrava. Un uomo saggio e mansueto che ha distribuito i doni che Dio gli aveva dato come perle che arricchivano chi le ha ricevute.
3. Un fondamento sicuro
Per quanto difficile sia stata la sua fine ed ammirevole sia stato il suo cammino, il destino eterno di Paul non è legato ad una sua prestazione vicina o lontana nel tempo. C’è qualcosa che va oltre la costruzione ed è il fondamento. Questo fondamento della casa fa la differenza radicale nel giudizio. Il fuoco metaforico del giudizio di Dio brucia tutto quello che non ha onorato Dio e fa risaltare invece ciò che lo ha onorato. La salvezza della persona, tuttavia, dipende dal fondamento della casa che è posto a base portante della vita.
Paolo dice di aver posto nella vita dei cristiani di Corinto l’unico fondamento che ha retto, che regge e che reggerà le intemperie della vita: Gesù Cristo. La fede in Gesù è il fondamento della vita cristiana che fa la differenza. Non un fondamento basato sulle opere, sui meriti, sui rituali religiosi, ma il fondamento ricevuto per la grazia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo. L’unico fondamento sicuro, affidabile, vero, solido, resistente e che alla fine farà la differenza nel giudizio di Dio. Paolo è consapevole che per alcuni questo fondamento è pazzia, per altri è scandalo, ma per i cristiani la fede nel Figlio di Dio fattosi uomo, morto sulla croce per i peccatori e risorto dai morti è la potenza di Dio per la salvezza di chi crede.
Paul aveva creduto in Gesù Cristo in tenera età e, da allora, la sua vita era stata fondata su Gesù Cristo. Questo fondamento è stato la cosa più cara che abbia avuto. Condividere Gesù Cristo con altri è stata la passione della sua vita. E’ stata la motivazione principale che lo ha spinto da Londra a trasferirsi in Italia e a spendere la sua esistenza tra noi.
Paul sapeva molto bene che molti italiani erano e sono religiosi. Sapeva anche che molti hanno un’idea confusa del vangelo di Gesù Cristo. Forse anche tu oggi pensi che se ti comporti bene, se fai il bene nei limiti del possibile, se non fai male a nessuno, forse Dio ti accetterà. Questo non è il fondamento di Gesù Cristo. Al contrario, è scambiare le pareti e le finestre col fondamento. Significa invertire le cose e confonderle pericolosamente. La salvezza non è un sistema a punti che si accumulano: è al contrario un dono ricevuto per fede. Il fondamento è stabilito per grazia di Dio mediante la fede soltanto: credere in Gesù Cristo, affidarsi a Lui, fidarsi di Lui: ecco il fondamento. Il resto della casa (i materiali, i muri, il tetto) è costruito dopo ed in base alla presenza o meno del fondamento.
Paul ha costruito con alcune fascine di paglia e con molte pietre preziose. Eppure, Dio lo ha ricevuto presso di Sé non perché fosse una brava persona, ma perché era un credente in Gesù Cristo. Il fondamento della sua vita, Gesù Cristo, era quello giusto, sano, vero, l’unico in grado di essere accettato da Dio.
Ci siamo chiesti con che cosa stiamo costruendo le nostre vite. Ma permettetemi di chiedervi quale sia il fondamento della vostra vita. Se Paul fosse ancora tra noi, qui e ora, non vorrebbe che l’attenzione fosse fissata su di lui. In fondo, era una persona che non amava stare sotto i riflettori. Sicuramente, Paul avrebbe colto questa opportunità per incoraggiare tutti i suoi amici, di antica data e di recente conoscenza, a credere in Gesù Cristo e fare della fede in Gesù Cristo il fondamento della propria vita. Altri sedicenti fondamenti saranno sbaragliati, ma quello di Gesù rimane e rimarrà per sempre. Voglia il Signore che ciascuno di noi esca da questa commemorazione certamente commosso, ma ancor più sicuramente credente nello stesso Gesù Cristo in cui anche Paul aveva creduto.