SPECIALE 25 APRILE 2006 Chi vuole andare avanti? - Interviste - Galleria

Chi vuole andare avanti?

Numeri 13,1-14,9

La Parola di Dio oggi ci fa una domanda: chi vuole andare avanti nel cammino intrapreso come chiese? Chi vuole procedere in maturità, in visione, in collaborazione, in comunione, in azione?

Il testo di Numeri 13-14 ci dice che non è un momento esaltante nella vita del popolo di Dio. Ci sono state lamentele di vario tipo (11,1-3; 11,4-15), poi una messa in discussione dell’autorità di Mosè (12). C’è uno stato d’insoddisfazione di fondo e un senso di pesantezza.

Perché voler andare avanti in presenza di turbolenze interne? Perché non concentrarsi esclusivamente nel risolvere le questioni aperte? Eppure, l’ordine di Dio è di andare avanti, di procedere verso la terra promessa, pur in presenza di tensioni interne (13,1).

In più, il popolo ha già raggiunto una sua fisionomia interna. C’è la legge, c’è il tabernacolo, ci sono i sacrifici, ci sono le feste, ci sono le autorità religiose e civili. Una certa ordinarietà decente è già operativa. Perché voler rompere gli equilibri raggiunti? Perché osare andare verso l’ignoto quando tutto sembra funzionare più o meno bene?

Le nostre chiese vivono già una loro decente quotidianità, hanno una loro identità. Perché non accontentarsi di quello che già c’è? Come si è visto, l’ordine di Dio è di andare avanti, nella continuità del cammino già intrapreso e nella discontinuità di percorsi nuovi. Se non si rompono gli equilibri al ribasso, non ci si può protendere verso il premio che sta davanti (Fil 3,13-14).

Allora, chi vuole andare avanti?

1. Vuole andare avanti chi desidera l’eredità promessa

Il traguardo di questo popolo è arrivare alla terra promessa. Sono stati liberati dall’Egitto per questo. Dalla terra di schiavitù, la loro vocazione è di puntare alla terra della libertà, del riposo, dell’abbondanza e della gioia. Non si devono fermare al punto raggiunto. La loro eredità non è il deserto, ma la terra dove scorre il latte e il miele.

Gli esploratori si recano in alcune località associate alla vita dei patriarchi. Soprattutto passano da Ebron (13,21-22) dove i patriarchi sono sepolti. La terra è stata promessa ai padri di cui si sentono eredi. Questa promessa è adempiuta in Cristo. Egli è l’erede di ogni cosa (Eb 1,2). Tutto è stato creato per Lui e in vista di Lui (Col 1,16). Il Figlio non si accontenta di brandelli di eredità, ma rivendica l’interezza del mondo che Lui ha creato e riconciliato.

L’Erede ha dato in co-eredità il mondo ai suoi figli (Rm 8,17). La realtà creata, decaduta nel peccato, è stata redenta da Cristo che la rinnoverà profondamente. Egli ha inaugurato il suo regno in vista del compimento finale. I suoi figli sono chiamati ad andare nel mondo intero a proclamare il diritto del Figlio su tutta la realtà e a mostrare cosa significhi vivere nel regno del Figlio in ogni aspetto dell’esistenza.

Oggi, la terra promessa mostra già i frutti succulenti della presenza di Dio: il grappolo d’uva raccolto (13,23) è segno della grandezza dei frutti del regno di Dio. La terra è molto buona (14,7) perché Dio l’ha creata e la rinnoverà. Eppure la terra non è ancora pienamente liberata in quanto la ribellione degli usurpatori è ancora in corso, anche se già sconfitta. Tra il “già” della vittoria dell’Erede e il “non ancora” della sua apoteosi finale, il compito del popolo dei co-eredi è di avanzare nella terra di Dio rivendicando per Cristo centimetro dopo centimetro.

Chi vuole andare avanti sa che il suo mandato ad avanzare non sarà finito sino a quando esisterà una fortezza che si oppone alla conoscenza di Dio. Quando il popolo si crogiola nella mediocrità raggiunta, perde di vista la sua missione e disonora l’Erede che gli ha dato in co-eredità la terra.

2. Vuole andare avanti chi esplora e comprende la realtà

Gli esploratori sono mandati per osservare e valutare la terra da conquistare. Devono poter riferire della natura e della cultura del paese. Devono poter rendere conto delle specificità naturali e delle realizzazioni culturali. Devono conoscere la geografia fisica e la geografia umana.

In questo compito c’è un forte riferimento al mandato culturale rivolto all’umanità (Gn 1,28). Nel prendere possesso della terra, il mandato culturale rimane al centro della missione. Bisogna capire la realtà con un atteggiamento di scoperta e di ricerca.

Il testo ci ricorda anche le categorie con cui interpretare la realtà e con cui svolgere il mandato. Il paese è “buono, molto buono” (14,7). In un altro chiaro riferimento al racconto di Genesi (Gn 1,31), il mondo creato da Dio è riconosciuto buono. C’è anche la consapevolezza della forza dei nemici e dell’esistenza di opposizione. Nel mondo buono di Dio, il peccato ha spezzato l’ordine e invertito la direzione. Eppure, col favore di Dio e in forza della promessa, il paese può essere liberato e redento

La comprensione cristiana della realtà non è disfattista, né ingenuamente ottimista. Il realismo biblico dice che tutto è buono, tutto è soggetto al peccato e tutto è riconciliato da Cristo. Il motivo “creazione-caduta-redenzione” è la chiave per la comprensione della realtà di chi vuole andare avanti.

3. Vuole andare avanti chi si appresta al combattimento

Il cammino verso l’eredità è irto di conflitti. La terra non è libera e pronta, ma popolata e fortificata. Gli occupanti non hanno alcuna intenzione di sloggiare. Sono ben radicati e ottimamente insediati. Ci sono anche dei giganti che incutono paura e nei confronti dei quali si ha la percezione di essere molto piccoli. Il confronto-conflitto è inevitabile per chi vuole andare avanti.

La dimensione del combattimento sarà il pane quotidiano contro le “fortezze” che si elevano contro la conoscenza di Dio (2 Cor 10,4-5). I poteri forti nel nostro Paese sono ben piazzati. Siano essi religiosi, culturali, economici, mediatici, ci troviamo di fronte a un impasto resistente alla penetrazione dell’evangelo. Il cammino in avanti per rivendicare l’eredità di Cristo è e sarà all’insegna del conflitto spirituale e culturale.

Ci si deve meravigliare? Si deve essere inibiti? Si deve avere paura dei giganti? No, chi vuole andare avanti è consapevole del prezzo da pagare e del privilegio di pagarlo.

4. Vuole andare avanti chi sa di essere una minoranza

Nel gruppo degli esploratori si verifica una spaccatura. C’è una relazione “di maggioranza” e una “di minoranza”. Dieci contro due. La prima è disfattista e consiglia di rimanere dove si è, accontentandosi di quello che si è già raggiunto. La seconda (Giosuè e Caleb) è realista e suggerisce di procedere, in risposta all’eredità ricevuta.

In genere, nella storia del popolo di Dio, la fedeltà alla visione è appannaggio di una minoranza fedele, creativa e concreta. La spinta ad andare avanti in senso militante è fatta propria da pochi. Non si tratta di individui isolati, ma di una compagnia di uomini di Dio. La maggioranza del popolo è in genere soddisfatta degli equilibri raggiunti, indisposta a mettersi in discussione e impaurita davanti alle implicazioni della scelta di rivendicare l’eredità. Preferisce rimanere dove si trova. La minoranza è in genere portatrice di una visione controcorrente rispetto all’acquiescenza dei più. Pur essendo minoranza, essa pensa in grande e con la coscienza di fare il bene del popolo intero. Chi vuole andare avanti sa di incontrare resistenze anche all’interno del popolo di Dio. Sa comunque di rispondere alla volontà di Dio che porta al bene anche di chi resiste all’ordine di procedere.

5. Vuole andare avanti chi trova coraggio nel favore di Dio

La fiducia di Giosuè e di Caleb risiede nella fedeltà di Dio e delle sue promesse. Sono perfettamente consapevoli dei limiti della loro azione e della grandezza dei problemi che dovranno affrontare. Sanno di essere “cavallette” davanti a giganti. Sanno di essere pochi contro tanti. Sanno altresì che la vittoria è data dal “favore di Dio” e dalla presenza di Dio (14,8-9). Non ci sono altre ragioni per sperare. Non ci sono altri motivi in cui trovare conforto. Il favore di Dio infonde coraggio e spinge all’azione. La volontà di Dio è l’argomento sufficiente per slegare le inibizioni e i freni e per partire nel nome di Cristo. La presenza di Dio è la promessa che induce ad osare nel suo Nome.

Chi non ha coraggio non può, né vuole andare avanti. Le sfide sono tante e gravose, ma con il favore di Dio si possono affrontare i giganti usurpatori.

Cristo ha trionfato sugli usurpatori, facendo di loro un pubblico spettacolo (Col 2,15). La sua ombra di protezione si è ritirata da loro e il suo favore è interamente rivolto ai suoi figli. Andiamo avanti nella fiducia che Dio onorerà il suo piano e anche coloro che si sottomettono alla sua volontà.

Vogliamo andare avanti?

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